|
|
Benedetto Croce, Difesa della
poesia
con uno scritto di Bruno Pinchard
e un sonetto di Enrico D’Angelo
| 7,00 € | pp. 56 | 10,5x15,5
| 979-12-80103-48-2 | The Writer Edizioni, Marano Principato
(CS) 2024
|
E questo è l’incanto della poesia:
l’unione del tumulto e della calma, dell’impulso passionale
e della mente che lo contiene in quanto lo contempla. La vittoria
è della contemplazione; ma è una vittoria che freme
tutta della battaglia sostenuta e che ha sotto di sé l’avversario
domato e vivente. Il genio poetico coglie e ferma questa linea
sottile, in cui la commozione è serena e la serenità
è commossa: una linea che ha, di qua, l’immediatezza
della passione e, di là, l’ultramediatezza della
riflessione e della critica, e che è sempre al rischio,
presso i minori ingegni, di squilibrarsi o verso un’arte
agitata e sconvolta dalle passioni o verso un’arte priva
di passione e condotta su schemi intellettuali (nel «romanticismo»
o nel «classicismo», come si chiamano). L’uomo
di gusto poetico coglie anch’esso questa linea sottile,
lungo la quale gli è dato godere la gioia della poesia.
Egli sa come quella gioia è fatta: venata di dolore, percorsa
da una singolare soavità e tenerezza, divisa e alternante
tra impeti e abbandoni, tra volontà e rinunzia, tra l’ardore
del vivere e il desiderio del morire; e nondimeno gioia, la gioia
della forma perfetta e della bellezza.
Benedetto Croce
|
|