la luce, dal freddo, sbranata. la notte
un’immensa giornata
rumori di passi in cucina fino
alla spina del buio. poi
la cronaca è voce di radio
e disagio
il vento
ha ora il calendario
migliore
una raffica sui vetri
senza faida
il suo piccolissimo caso
di nascosto
cresce in
inconvenienze
invì
invivì
invisibile – il materasso
che si porta addosso
perpetua in trasloco
una scossa
del sistema nervoso
basta poco
per finire
in altro luogo
non erano corpi ma numeri
ma erano corpi non numeri
semplicemente
non erano – protocolli firmati
in calce, la data, è giusto
sapere quando e chi
nel silenzio cardiaco
dei fogli sta preparando
le camere
(un sorso d’alcool
ma non è lavoro sporco)
preparano le camere
degli ospiti – si chiedono
per quanto si fermeranno,
almeno per quanto ancora
– se poi sarà bello faremo
il bagno – o affonderemo
nelle nostre stanze e il lago
sarà sempre fuori e sarà freddo
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