In questo breve episodio,
in cui Bhīsma non appare, Yudhisthira e i fratelli nonché
Vidura discutono su ciò che si abbia da tenere sommo tra
i fini della vita contenuti nel Trivarga: Kāma (Piacere),
Artha (Utile, Ricchezza) e Dharma (Virtú, Dovere).
Interrogati dal re, i fratelli di lui e Vidura si dichiarano per
l’uno o per l’altro dei tre principii, asserendo tuttavia
la necessità che tutti e tre vengano a volte a volte seguiti;
a queste conclusioni della sapienza mondana ed exoterica Yudhisthira
contrappone nella sua risposta l’ideale della sapienza esoterica,
che ripudia i tre fini terreni e proclama la liberazione dal dolore
del Samsāra nel distacco completo da ogni affetto: la morale
insomma della Bhagavadgītā che insistentemente si riaffaccia
in tutto il Mahābhārata.
«Il Kerbaker ... era un letterato senso piú eletto
della parola, e, quantunque tenesse propriamente cattedra di linguistica
indoeuropea e fosse specialista nel sanscrito, possedeva una larghissima
conoscenza delle letterature e lingue antiche e moderne, e un’ottima
educazione umanistica, o rettorica che si dica, nell’arte
dello scrivere italiano. Scrisse molte memorie in materia filologica
e critica, perfettamente informate, giudiziose anche, ma non molto
originali né per indagine né per pensiero direttivo;
e spiccatamente letteraria era la fantasia che portava nei suoi
testi indiani, onde gli episodi delMahābhārata
gli si dispiegavano in ottave di fattura ariostesca. Si sarebbe
detto che egli avesse nell’anima piú l’Ariosto
e gli altri poeti italiani che non i poeti indiani ... Del resto
il Carducci a ragione ammirava nel Kerbaker ‘la larga e
forte dottrina e la corretta e varia facilità del verseggiare
italiano’».
BENEDETTO CROCE,
«Critica», 1940
E poiché Bisma
fu visto tacere,
il re co’ suoi tornossi alla magione
e ivi a Vidura, il saggio consigliere,
e a’ suoi fratelli pose tal questione:
« La Virtú in somma, l’Utile, il Piacere
sono i moventi d’ogni umana azione;
qual dei tre ancora non ben mi raccapezzo
vada prima, qual dopo e qual da sezzo.
Qual piú dei tre vaglia a vincer la terna
delle peccata ch’han nel mondo impero,
o spiegatemi voi, sí ch’io discerna
– e qui ne chiedo te, Vidura – il vero ».
E Vidura che fisso nell’eterna
delle cose vicenda avea il pensiero,
cotal diede risposta risultante
dal meditar delle Scritture sante:
« Lo studio, la pietà, in donar larghezza,
la carità, la fe’, la penitenza,
il perdon delle ingiurie, la schiettezza
traggon dalla Virtú la loro essenza;
la Virtú segui e il cuore a quella avvezza.
Non ponno star l’uno dell’altro senza,
cred’io, l’Onesto e l’Utile; e val sola,
a nomar l’uno e l’altro, una parola.